“Un pugno allo stomaco!”. Per spettatori, critica, per gli stessi protagonisti che si sono rivisti in alcune drammatiche sequenze di salvataggi, l’unico commento è questo. Il docufilm di Alfredo Lo Piero, regista catanese, “La libertà non deve morire in mare”, presentato in anteprima mondiale al Taofilmfest è questo: un pugno allo stomaco
“La libertà l’abbiamo persa sulla terra, ma non può morire in mare” racconta un migrante, il viso segnato da violenze, sofferenze, paura.
“Ero andato a Lampedusa per girare una fiction, ma mi sono ritrovato in mezzo ad uno sbarco di migranti, molti salvati a stento a pochi metri dal porto, tanti altri affogati quando erano quasi arrivati sponda che per loro è la libertà – racconta, commosso, Alfredo Lo Piero -. Ho visto scene che nelle nostre case non arrivano, ho vissuto una realtà che non conoscevo. Ho lasciato quel progetto ed è nato questo docufilm, due anni di lavorazione, tra emozioni indescrivibili e la determinazione di far conoscere le loro storie. Non ho potuto utilizzare molte sequenze: piangevo mentre ero alla cinepresa. “Deve imparare a non piangere se vuole fare questo film” mi ha detto un carabiniere a Lampedusa. Il film sono riuscito a farlo lo stesso, anche se non ho imparato a non piangere”, racconta Lo Piero.
Toccante la testimonianza, tra le tante, del medico Pietro Bartolo che ha assistito, curato e salvato migliaia di migranti, destinatario di minacce e insulti razzisti.
Docufilm forte, crudo tanto che, seppur presentato a Los Angeles come a Toronto, a Cannes come Rotterdam, non è stato proiettato per evitare incidenti diplomatici, ma adesso, dopo “la prima” a Taormina, sarà proiettato in importanti città italiane, europee e americane.
Guardia di Finanza, Guardia Costiera, Amnesty International, Medici senza frontiere, il Centro accoglienza richiedenti asilo di Mineo (CARA) hanno condiviso il progetto che ha valore artistico e umanitario. “Speriamo venga proiettato nelle scuole” ha detto uno spettatore al palacongressi di Taormina, dopo la presentazione introdotta dal direttore artistico Silvia Brizio.