Plastic Radar: salvare le spiagge con WhatsApp è possibile

L’iniziativa dell’associazione ecologista, per segnalare – grazie ai messaggi dei cittadini – i rifiuti in plastica sulle spiagge, sui fondali o che galleggiano sulla superficie dei mari italiani

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Si fa sempre più impellente la necessità di trovare soluzioni innovative per poter arginare l’emergenza plastica che ha contribuito a un innalzamento drammatico del livello d’inquinamento dei mari e delle spiagge, e anche i progetti che riguardano questo tema si stanno moltiplicando.

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A questo proposito, Greenpeace , in collaborazione con La Repubblica, ha recentemente dato il via al “Plastic Radar”, un’iniziativa ecologica che offre ai cittadini la possibilità di contattare un numero speciale per segnalare la posizione esatta dei rifiuti presenti sulle spiagge, nei fondali o galleggianti in mare, tramite l’utilizzo del sistema di messaggistica Whatsapp. 

È sufficiente scattare la foto del rifiuto plastico e inviarla su Whatsapp al numero +39 342 3711267, condividendo anche la posizione. L’associazione ha ideato questo tipo di segnalazione con l’obiettivo di renderla accessibile in maniera immediata a tutti gli italiani in possesso di uno smart-phone. Lo scopo dell’iniziativa è quella di costruire una mappa  che tracci la quantità e la posizione geografica dell’inquinamento da plastica di mari e spiagge, di conoscere quali sono i tipi di rifiuto plastico che troviamo con maggiore frequenza nell’ambiente (contenitori di bevande, alimentari, per l’igiene personale o per la casa, per la pesca etc.) e infine quello di fare pressione sulle aziende affinché rinuncino agli imballaggi di plastica non necessari e sostituiscano gli altri con materiali facilmente riciclabili o biodegradabili.

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La plastica in mare è oggi una delle maggiori emergenze ambientali al mondo. Si stima che ogni anno vengano riversati negli oceani otto milioni di rifiuti plastici. Negli oceani si calcola che siano presenti 150 milioni di tonnellate di plastica. Nel Mediterraneo invece sono presenti 58 rifiuti per ogni km quadrato. In Italia ogni 100 metri di spiaggia si trovano in media 620 rifiuti, all’80% di plastica.

Il 90% della plastica non è mai stata riciclata; viene considerato dal fatto che un bicchiere di plastica impiega 20 anni per degradarsi, una bottiglia o una cannuccia almeno 500 e un contenitore in polistirolo fino a 10000. 

Il progetto si presenta come un’occasione per accendere i riflettori sull’inquinamento, facendo comprendere alle multinazionali che la riduzione della plastica usa e getta è essenziale per la sopravvivenza dei nostri mari, ma soprattutto per ritornare ad avere con l’ambiente un sano rapporto di rispetto.

Infatti, nei mesi scorsi Greenpeace ha lanciato una petizione, sottoscritta da più di un milione di persone in tutto il mondo, in cui si chiede ai grandi marchi come Coca-Cola, Pepsi, Nestlé, Unilever, Procter & Gamble, McDonald’s e Starbucks di ridurre drasticamente l’utilizzo di contenitori e imballaggi in plastica monouso.

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Con le spiagge sempre più affollate e inquinate, è questo il momento di intervenire denunciando le irregolarità e cercando di non sporcare ciò che ci circonda, che presto – a causa nostra – potrebbe scomparire per sempre. 

“Con questa iniziativa –dichiara Giuseppe Ungherese responsabile della campagna Greenpeace Italia- invitiamo tutti gli amanti del mare a non rassegnarsi a convivere con la presenza di rifiuti in plastica ma ad accendere i riflettori su questo grave inquinamento che rappresenta una delle emergenze ambientali più gravi dei nostri tempi”.

È possibile seguire i risultati dell’iniziativa, oltre che sul sito plasticradar.greenpeace.it, anche su Repubblica.it. Greenpeace é un’organizzazione indipendente, che agisce per denunciare i problemi ambientali e promuovere soluzioni per un futuro verde e di pace, non accetta fondi da stati, partiti o aziende, al fine di avere libertà di parola e azione in ogni circostanza.

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