Venerdì Santo a Paternò, la “Festa di li festi” che ancora oggi richiama gente da ogni dove

Pasqua, un connubio indissolubile che lega i simbolismi religiosi come la passione, morte e resurrezione di Cristo,ma anche un momento significativo e di unione per la città

17903361_720792804768413_7756418718301993752_nCon la processione del Venerdì dell’Addolorata, si apre la settimana santa a Paternò.  Il fercolo inizia il suo percorso dalla bellissima chiesa barocca di Santa Margherita per attraversare le vie principali della città, sorretta dai portatori e accolta da un fiume di gente silente e compartecipe del dolore della Madre che cerca il Figlio, per poi trovare ricovero presso la chiesetta del Cristo al Monte, splendido gioiello barocco, fino al venerdì successivo quando si ricongiungerà con il Figlio Morto nella chiesa Santa Maria dell’Alto.

10984233_10209290334319616_5427616611157837677_nGià dal primo pomeriggio del venerdì santo i fedeli accompagnano i portatori che, per vie secondarie e antiche, dalla chiesa di Santa Margherita alla Chiesa di Santa Maria dell’ Alto, trasportano la “vara” ( termine utilizzato per indicare il carro trionfale su cui vengono posti statue o dipinti di santi per essere portati in processione) con il Cristo coperto. Qui avviene la preparazione del simulacro: il Cristo morto è disteso su una lettiga provvista di un baldacchino in legno dorato, con angeli che tengono in mano i segni della passione. Alla base sono rappresentate le ultime fasi della vita di Gesù. La Madonna, invece, è posta su una vara con quattro angeli ai lati che sorreggono dei candelabri per illuminare l’ Addolorata.

 

29313839_10211702369141430_3215776481351303168_nAll’imbrunire del Venerdì Santo la Collina offre uno spettacolo indescrivibile: all’ombra del Castello Normanno, circondata dalla sacralità dei monumenti funebri, della Chiesa di Cristo al Monte, del monastero dei Cappuccini e del complesso monastico di San Francesco, l’antica acropoli accoglie la nuova città che si raccoglie, muta e rispettosa, attorno alla Madonna Addolorata e al Cristo Morto. Ad aprire la processione le confraternite, in duplice fila, che portano sul capo la corona di spine, la torcia in mano accesa e al collo una cordicella, e dalle Crocerossine alle Donne di carità, “nerovestite”. I due simulacri, portati a spalla, dondolati dai portatori vestiti di nero, attraversano le vie principali della città.

Quella dei portatori dei due simulacri è una delle tradizioni della città strettamente legata alla Pasqua, in quanto nel passato vigeva l’uso di tramandare di padre in figlio il diritto a portare a spalla le due monumentali vare. I fercoli pregiati, opera del noto artista paternese Giacinto Gioco (1857-1928), sono molto grandi. Basti pensare che i portatori dell’ Addolorata sono 34, che durante la processione si alternano tra circa 80 devoti , mentre quelli del Cristo Morto sono circa 50, su oltre un centinaio che si danno il cambio.

29340378_10211701890489464_400103072937803776_nA conclusione della processione i due simulacri fanno ritorno nella Chiesa di Santa Margherita dove, da qualche anno, viene allestito “u cunsolu” : la Madonna Addolorata e il figlio morto vengono tolti dai rispettivi simulacri e posti sull’altare della chiesa esposti alla preghiera dei fedeli.

La domenica di Pasqua, la Collina Storica accoglie in trionfo il Cristo Risorto con la bandiera bianca, simbolo di Pace universale, la vittoria della vita eterna sulla morte corporale, che dalla Matrice inizia la sua processione accompagnato festosamente da numerosi fedeli.

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