Teatro: a Catania lo spettacolo “Fuad che toccava le ali alle farfalle”

Appuntamento sabato 17 Marzo al Piccolo Teatro della città

 Fuad

La bravura di otto giovani attrici e la drammaticità del tema sempre attuale della violenza sulle donne nel monologo “FUAD che toccava le ali alle farfalle”. Dopo il grande successo, con tutto esaurito e standing ovation finale, ottenuto dalla prima assoluta a Ragusa, sabato 17 marzo al Piccolo Teatro della Città di Catania approda lo spettacolo della Compagnia G.o.D.o.T., scritto da Lina Maria Ugolini, la cui storia si colloca tra i due fortunati romanzi editi da Splen, Jamil e la nuvola e Fuad delle farfalle. La Ugolini, nota scrittrice e amica della compagnia iblea di Vittorio Bonaccorso e di Federica Bisegna, con cui si è sviluppato ormai da tempo un proficuo percorso lavorativo, ha curato la riduzione del testo per la messa in scena, la regia poetica e coinvolgente è invece di Vittorio Bonaccorso, che ha curato anche le scene e le scelte musicali, mentre il progetto teatrale e i costumi sono di Federica Bisegna e le ballate di Pietro Cavalieri.

Sul palco la bravissima Federica Guglielmino nelle vesti della protagonista, accompagnata dal coro, composto dalle giovanissime talentuose attrici della scuola di teatro ragusana Monica Firullo, Sara Cascone, Micaela Sgarlata, Benedetta D’Amato, Benedetta Mendola, Giulia Massari e Flavia Iurato, che emozionerà il pubblico grazie ad una storia che con estrema poeticità abbina alla drammaticità del tema trattato, la delicatezza, profondità d’animo e delicatezza della giovane Fuad. Un tema purtroppo sempre corrente, quello della violenza sulle donne, che viene trattato attraverso una scrittura poetica e pregnante, ma mai retorica. Al centro della scena una ragazza egiziana, interpretata dalla giovanissima Federica Guglielmino, di soli 14 anni, gli stessi della protagonista della storia, in cerca della madre creduta morta, colpevole nell’innocenza di un attentato organizzato dal padre e dai cugini complici degli estremisti islamici. A caratterizzare Fuad, questo il nome della giovane, e ad accentuarne il dramma è il suo candore, il tocco lieve delle sue dita abili a catturare le farfalle senza sciupare loro le ali, in contrasto con la crudeltà e la pesantezza di un presente di orrori. La farfalla diventa così metafora del cambiamento, della metamorfosi che vive ogni bambina che, crescendo, si ritrova donna e in quanto tale, nella società araba, posta in una condizione di sudditanza nei confronti del potere maschile. Ma Fuad si ribella ad una simile realtà.

Basilare in questo testo – spiega Lina Maria Ugolini – è la conduzione dello spazio, dilatato dalla coralità di una lingua poetica che si fa voce nel vento, la voce di una madre che cerca la propria figlia, la voce di una figlia che insegue in quel vento le sue misteriose farfalle, uno spazio che alla fine di un percorso di narrazione ed evocazione di un passato che brucia ancora, si dissolve nell’erranza di Fuad nel deserto, spazio vuoto e nell’immaginario colmo di tutto, luogo dell’interiorità e dell’incerto che conduce questa creatura delicatissima a trovare la certezza di un riscatto”.

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