Al Teatro Garibaldi di Enna con “Ciò che accadde all’improvviso”

Il 2017 al Teatro Garibaldi di Enna si conclude con “Ciò che accadde all’improvviso”, spettacolo prodotto dalla Compagnia dell’Arpa che ha ripreso il primo testo dell’ormai affermato drammaturgo e regista palermitano Rosario Palazzolo.

Cantalupo DiDio_Cio che accade2

Il 2017 al Teatro Garibaldi di Enna si conclude con “Ciò che accadde all’improvviso”, spettacolo prodotto dalla Compagnia dell’Arpa che ha ripreso il primo testo dell’ormai affermato drammaturgo e regista palermitano Rosario Palazzolo.
La stagione del teatro ennese, firmata da Mario Incudine ed organizzata dal Comune grazie al sostegno dell’Università Kore, conclude l’anno sabato 30 dicembre alle ore 20.30 con uno spettacolo che in questa versione è nato nel corso di una residenza artistica tra Enna e Calascibetta, durante la quale l’autore e regista ha potuto lavorare insieme al cast ennese, composto da Franz Cantalupo, Elisa Di Dio e Delia Calò, che a distanza di 8 anni dall’ultima rappresentazione porterà nuovamente in scena “l’opera prima” di Palazzolo.
«Si tratta di un testo che ho scritto nel 2005 – dice Rosario Palazzolo, che sarà anche in scena– la mia prima opera che non viene messa in scena dal 2009, per cui ringrazio la Compagnia dell’Arpa per avermi dato la possibilità di riproporla. È stato curioso, interessante, tornarci su, perché mi rendo conto che in questo testo c’è un Palazzolo che adesso non c’è più, o che forse in qualche modo c’è ancora, nascosto e fulgidissimo, così come sono evidenti i malanni di adesso, lì ancora ruvidi, privi di diagnosi. E mi riferisco ad alcune modalità linguistiche, ai temi trattati, alle contorsioni di senso, ai pensieri-fiume che non sfociano mai, o quasi mai. Insomma in questo testo c’è un Palazzolo in teoria, mentre adesso trasborda di pratica».
“Ciò che accadde all’improvviso” è una storia al limite tra il reale e l’irreale. Un surrealismo giocato con i tempi della commedia comica che spesso storce nel giallo, si adagia sul grottesco per arrivare a un finale drammatico.
In scena tre uomini che hanno perso la strada, che non si riconoscono più: tre personalità che diventano metafora dell’uomo. Il dialogo spesso assume tono e vigore comici, s’inerpica per le vie del surrealismo e di volta in volta frustra gli spettatori che cercano di dare un senso a ciò che vedono: che situazione è? Un frammento di realtà? Un manicomio? Un appena accennato aldilà? E chi sarebbe quello che i tre chiamano misteriosamente “quello del fatto”? Un dio? Il caso? Un medico arcigno?
Non ci sono risposte univoche, lineari. Non possono essercene. Forse non è nulla di tutto questo o forse è tutto questo insieme. “Ciò che accadde all’improvviso “ è una sorta di favola nera che si prende gioco dei diversi piani della realtà. Ci sputa. Ne ride. Fa quello che ciascuno di noi è costretto a fare: tirare avanti, malgrado tutto.

a Cognita Design production
Torna in alto