Premio Bellini d’oro al soprano Lucia Aliberti

 La XXX edizione del Premio Bellini d’oro a Lucia Aliberti, soprano, a Berlino, al Classic Open Air Festival il 21 luglio 2017 alle ore 19,30. 

Due anniversari, un solo, grande, irrinunciabile evento. Forte di una tradizione che lo rende il più antico riconoscimento istituito in Italia in onore di un musicista, il Premio Bellini d’oro, organizzato dalla Società Catanese Amici della Musica, raggiunge quest’anno il traguardo delle trenta edizioni e incorona Lucia Aliberti, artista di fama internazionale, nell’occasione della grande festa che celebrerà i suoi quarant’anni di carriera. L’albo d’oro, in cui quest’anno verrà iscritto il nome del celeberrimo soprano messinese, vanta presenze tra le più autorevoli della storia dell’interpretazione belliniana: da Vittorio Gui e Gianandrea Gavazzeni, i premiati delle prime due edizioni, fino a Riccardo Muti; da Elena Suliotis a Montserrat Caballé e Joan Sutherland, con Gina Cigna e June Anderson, Leyla Gencer e Mariella Devia, Margherita Carosio ed Edita Gruberova, e ancora Cecilia Bartoli, Grace Bumbry e Lella Cuberli; e i tenori Alfredo Kraus e Mario Filippeschi, Giuseppe Di Stefano e Franco Corelli, Luciano Pavarotti e Nicolai Gedda, senza dimenticare le qualificanti presenze degli studiosi Francesco Pastura e Giampiero Tintori, Maria Rosaria Adamo e Domenico De Meo. Per questo il Premio, che dal 1968 viene assegnato a personalità di spicco della scena lirica, è diventato momento di osservazione privilegiato sulla lezione e sull’esegesi belliniana, declinata sui palcoscenici del mondo intero.

Accede adesso all’albo d’oro del Premio anche Lucia Aliberti, soprano e compositrice, che ha fatto di Vincenzo Bellini non soltanto il suo compositore d’elezione, ma anche un fedele compagno di viaggio nel corso di una carriera stellare, acclamata sui più grandi palcoscenici lirici internazionali. Del Cigno di Catania, infatti, ha interpretato i ruoli protagonistici del Pirata e della Straniera, dei Capuleti e i Montecchi e della Sonnambula, di Norma, Beatrice di Tenda e I Puritani nelle versioni parigina e napoletana: in tutti i casi lasciando il segno di una personalità interpretativa forte e coraggiosa, capace di cimentarsi tanto con la dimensione di un virtuosismo stratosferico, quanto con le lunghe, imprendibili arcate melodiche che così efficacemente connotano la scrittura belliniana.

Già insignita, tra l’altro del Goldene Feder di Amburgo e del Premio Callas a Milano, l’artista messinese, che si è formata con Alfredo Kraus e Herbert von Karajan, ha mosso i suoi primi passi proprio con un’opera di Bellini, La sonnambula interpretata al Festival dei Due Mondi di Spoleto diretto da Gian Carlo Menotti. È stata tra le rarissime artiste ad aver interpretato tre titoli belliniani al Teatro alla Scala di Milano (La sonnambula nel 1986, diretta da Gianandrea Gavazzeni, per la regia di Ermanno Olmi, I Capuleti e i Montecchi due anni più tardi, con la bacchetta di Riccardo Muti e l’impaginazione scenica di Pier Luigi Pizzi, e infine Beatrice di Tenda, nel febbraio del 1993, con la direzione di Marcello Viotti e la regia di Pier’Alli) e ad averne inciso quattro (La Straniera dal vivo al Teatro Verdi di Trieste, diretta da Gian Franco Masini, La sonnambula nel 1990, Beatrice di Tenda nel 1992, e Il pirata, nel 1994, con i complessi della Deutsche Oper di Berlino, diretti rispettivamente da Jesús López Cobos, Fabio Luisi e Marcello Viotti).

Questa la motivazione che accompagna il Premio:

«Vincenzo Bellini non è stato, per Lucia Aliberti, solo il compositore d’elezione: è stato fedele, irrinunciabile compagno di viaggio, inesauribile fonte di ricerche interpretative, ragione di un’intera carriera– e forse anche di vita. Del melodramma belliniano il soprano ha solcato praticamente l’intera produzione, dall’involo romantico del Pirata fino alla maturità delle due versioni dei Puritani, quella di Parigi e quella per Maria Malibran, nel corso di una carriera stellare che l’ha portata a eseguirlo sui più prestigiosi palcoscenici internazionali e a inciderne alcuni titoli, tre dei quali con le gloriose compagini della Deutsche Oper di Berlino, città che come altre, più di altre, l’ha accolta, meritata, celebrata. Bellini, dal canto suo, l’ha accompagnata passo dopo passo: dal folgorante debutto al Festival dei Due Mondi di Spoleto con La sonnambula, brillante lirico-drammatico di agilità, fino ai significativi approdi scaligeri (iniziati dall’idillio pastorale e conclusi da Beatrice di Tenda, passando per I Capuleti e i Montecchi diretti da Riccardo Muti); fino alla conquista di Norma, ruolo ‘enciclopedico’ in cui ha convogliato tutte le sue doti di raffinata musicista, prima ancora che di artista. Forse in questa differenza, non di poco conto, risiede la grandezza di Lucia Aliberti: che da sempre eccelle nei filati come nei giochi chiaroscurali, nello stupore sognante d’interminabili legati come d’impervie fioriture, ma che soprattutto imprime forza magnetica all’accento, scolpito con rigore, nitore, sentimento.»

Beniamina del pubblico tedesco, Lucia Aliberti riceverà l’ambìto riconoscimento nel corso della grande kermesse – significativamente intitolata Eine romantische Nacht, una notte romantica – che avrà luogo en plein air a Berlino a Gendarmenmarkt, sullo sfondo della Konzerthaus. Lucia Aliberti sarà ospite della prestigiosa rassegna, inaugurata nel 1992 da José Carreras, e che nel corso degli anni ha invitato artisti di fama internazionale quali Montserrat Caballé e Roberto Alagna, José Cura e Marcelo Álvarez, Thomas Quasthott e Al Jarreau. Nel corso del recital eseguirà arie di Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti, Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini, con la Norddeutschen Philharmonie Rostock diretta da Roman Brogli-Sacher.

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