Conclusione del piano formativo Digital Health

Chiude il piano formativo Digital Health: 726 operatori socio-sanitari di 66 aziende della Sicilia, Piemonte, Abruzzo, Campania e Lazio tra case di cura, laboratori di analisi, centri diagnostici e riabilitativi. A Caltagirone (CT), unica sede ufficiale in Italia  del “Living Learn Experience” rete internazionale di Londra.

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L’eccellenza in corsia, investendo sulla qualità dei servizi, la digitalizzazione dei processi e sul potenziamento e il rinnovamento delle competenze organizzative e delle proprie risorse umane. Questi i temi affrontati ieri nel corso di un incontro, ospitato al Polo tattile multimediale di Catania, nel corso del quale sono stati illustrati i risultati del Piano formativo Digital Health, organizzato dalla società ATF, finanziato da Fondimpresa, il più importante fondo interprofessionale costituito da Confindustria e i sindacati Cgil, Cisl e Uil.

Digital Health ha coinvolto 66 aziende della sanità privata: siciliane (30), della Campania (28), Piemonte (4), Abruzzo (2) e Lazio (2), è giunto alla fase conclusiva dopo 2256 ore di formazione erogate, 40 azioni formative e 103 edizioni formative svolte nelle quali sono stati coinvolti 726 lavoratori (318 donne, 138 uomini) il 28% dei quali rientra nella categoria degli over 29 e stranieri (208), under 29 (69)”.

“Le imprese che fanno formazione si vedono e si distinguono – ha esordito Bartolomeo Perna, responsabile Nazionale Terzo Settore, Federazione Poteri Locali UIL – in quanto offrono una diversa qualità di servizi, agli utenti e danno l’opportunità al personale e crescere professionalmente”.

Le 66 strutture sanitarie private beneficiarie sono state raggruppate in 5 macro categorie: casa di cura privata (20), servizi socio sanitari e socio assistenziali (17), laboratorio di analisi/centro diagnostico (12), centro di riabilitazione/fisioterapia (7), centro emodialisi (7), stabilimento termale (2), fornitura di servizi (1).

Nel piano Digital Health sono state messe in campo alcune azioni formative – ha spiegato il coordinatore del progetto, Samuel Bosco – come l’introduzione della tecnologia 3D e l’utilizzo in sala operatoria di alcuni strumenti di monitoraggio all’avanguardia”.

L’incontro, al quale hanno partecipato anche Antonino Novello presidente Stamperia Regionale Braille, Raffaele Barone, direttore UOC DSM Caltagirone, ASP Catania e Salvo Calì, presidente Nazionale Sindacato Medici Italiani, è stata l’occasione anche per parlare del sistema socio-sanitario in Sicilia, la cui riforma è ancora in fase di completamento, e di alcune esperienze innovative e di buone pratiche che rappresentano delle vere e proprie punte di eccellenza sul territorio, come il museo tattile e le Fattorie Sociali, esempi di nuovi modelli nella riabilitazione e cura della persona e la gestione delle dinamiche di gruppo e l’efficacia delle relazioni.

“A Caltagirone c’è l’unica sede ufficiale in Italia di comunità terapeutica temporanea, riconosciuta dalla rete internazionale “Living Learn Experience” di Londra – ha raccontato Raffaele Barone – è un modello di training sviluppato dalle comunità terapeutiche inglesi, indirizzato agli operatori di servizi di salute mentale e vissuto nella posizione degli utenti”. “Nel calatino questo metodo è stato sviluppato all’interno della fattoria sociale ‘Terra nostra’ – ha proseguito il responsabile dell’Unità Operativa Complessa, Dipartimento Salute Mentale – un’esperienza di apprendimento straordinario, il cui valore aggiunto è stato sicuramente il clima emotivo, la convivialità e la genuinità del cibo”.

“La sanità privata è da intendersi pubblica gestita da privati, che è cosa diversa ha sottolineato Salvo Calì vi sono prestazioni che vengono direttamente erogate dallo Stato, attraverso la propria organizzazione, ma molte altre, invece, sono affidate, appunto, a strutture private, molte nel campo socio assistenziale, da cui ci sia aspetta qualità ed eccellenza”.

“Nella sanità privata non sempre c’è il senso di mandare i propri operatori a fare formazione perché costaha concluso Pernae le aziende del settore privato non sempre e non tutte riescono ad avere risorse sufficienti per poter fare formazione se non quando l’interesse del datore di lavoro viene scemando laddove si pensa più al profitto che alla qualità, ecco perché noi del sindacato calorizziamo le aziende virtuose, puntiamo il dito sulle altre”.

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