Nuova retrospettiva con la mostra di Rei Kawakubo

Al Metropolitan Museum di New York la mostra di Rei Kawakubo, la stilista giapponese, presenterà il suo lavoro dagli anni ’80 ad oggi, e il suo amore per il concetto di spazio tra i confini.

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Il Metropolitan Museum di New York dedica a Rei Kawakubo, la fondatrice della griffe giapponese “Comme des Garcons”, la mostra dell’anno del suo Costume Institute.

Con “Art of the In-Between”, Kawakubo sarà la seconda stilista vivente, dopo Yves Saint Laurent nel 1983, a cui il museo sulla Quinta Strada abbia mai riservato una retrospettiva e inoltre Kawakubo è anche un’esteta innovativa creatrice del Dover Street Market, un’atelier con quattro sedi, di Londra, New York, Tokyo, Singapore, Pechino.

Tutto tranne che una retrospettiva tradizionale dunque, che chiede agli occhi di chi la guarda di pensare alla moda come a qualcosa che va molto oltre rispetto agli abiti. Bensì, un luogo di creazione costante che, con il suo potere, riesce a definire l’estetica del nostro tempo.
La mostra ospita circa 150 esemplari di disegni di donne, realizzati da Kawakubo per Comme des Garçons, brand da lei fondato, raccontandone la storia dagli inizi degli anni ’80 alla sua collezione più recente.

Come riporta il Corriere della Sera Rei Kawakubo dice: “Quello che mi ha sempre interessata sono gli abiti che nessuno ha mai visto prima, completamente nuovi, e il modo in cui possono essere espressi. Questo è chiamato fashion? Non so la risposta”.

Aggiunge poi: “Amo la fusione, lo squilibrio, l’eliminazione, l’incompiuto. Ma più di tutto, è l’assenza di intenti che mi affascina”.
Per dimostrare che comunque, anche senza direzione, si arriva sempre da qualche parte.

A New York sono rare le retrospettive dedicate agli stilisti ancora in vita e quando accade, ci sono polemiche per la fusione fra arte e commercio.

Svariati sponsor promuoveranno la mostra che rimarrà aperta dal 4 maggio al 4 settembre, inaugurata il primo maggio da un gala con 600 vip paganti.

Dunque la collezione di tale esposizione è una scelta estrema e di metamorfosi, ma radicalmente rischiosa per un museo con i conti in rosso, che sta giocando il tutto per tutto sul filo di lana.

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