“La donna oltre il mito”: gli oggetti di Marilyn Monroe in mostra

 Il 1° giugno l’attrice statunitense avrebbe compiuto 90 anni. In occasione della ricorrenza, Palazzo Madama a Torino ospita fino al 19 settembre un’esposizione con 150 effetti personali appartenuti alla diva.

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“Non mi importa di vivere in un mondo di uomini, finché posso viverci come donna”. Palazzo Madama celebra con una mostra Marilyn Monroe, la ragazza biancovestita la cui gonna si solleva per un soffio d’aria sulla grata del metrò, la sugar ‘Kane’ di A Qualcuno piace caldo, l’icona di bellezza, sensualità e femminilità. “Marilyn Monroe. La donna oltre il mito” è una sorta di backstage della vita dell’attrice, un viaggio nella dimensione più intima e personale attraverso 150 oggetti in gran parte provenienti dalla collezione del tedesco Ted Stampfer, che è anche il curatore della mostra (aperta fino al 19 settembre).

Vestiti (tra cui l’abito bianco The Dress di Quando la moglie è in vacanza), accessori e oggetti personali, articoli di bellezza e bigodini, documenti, lettere, appunti su quaderni, contratti cinematografici, oggetti di scena, spezzoni di film, la rubrica personale, l’invito per la festa di compleanno di John F. Kennedy (dove intonò l’indimenticabile Happy birthday), scarpe come le décolleté scarlatte ricoperte di cristalli Swaroski realizzate da Salvatore Ferragamo per Facciamo l’amore (1960).

Non solo l’immagine dell’attrice di successo, ma anche il lato privato, il mondo interiore in cui spesso si rifugiava, una visione insolita e intima che ci fa conoscere una donna fragile e triste, complessa e ironica, intelligente e meno superficiale di chi vedeva in lei il simbolo della bionda svampita. Una donna determinata, capace di trasformare la provinciale casalinga Norma Jeane Baker in una star hollywoodiana, costruendo e curando nei minimi dettagli la propria immagine.

Molti degli oggetti in mostra provengono dalla sua casa di 5th Helena Drive in Brentwood, California, lasciati in eredità al suo maestro di recitazione e mentore Lee Strasberg, e messi all’asta da Christie’s nel 1999.

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