Al Teatro Stabile con “(Uno Studio) Sui Generis”

Dal 4 al 7 maggio e dall’11 al 14 maggio, andrà in scena al Teatro Stabile di Catania (Uno Studio) Sui generis, testo e mise en espace di Pamela Toscano.

pamela
Pamela Toscano

Dedicato all’irrisolta questione della parità di genere, tanto legittima e necessaria, quanto lontana dall’essere compiutamente affermata. Dedicato ai mille volti della diversità. È il secondo spettacolo della rassegna “Altrove: il teatro va in città”, che lo Stabile di Catania programma “in siti storici del centro cittadino, insistendo su tematiche di carattere sociale e civile”, secondo le parole del commissario straordinario Giorgio Pace.

Il progetto, ideato dal regista Giovanni Anfuso, prosegue con (Uno Studio) Sui generis, testo e mise en espace di Pamela Toscano, che sarà in scena dal 4 al 7 e dall’11 al 14 maggio nel prestigioso Salone Bellini del Palazzo degli Elefanti, sede del Municipio. Una produzione targata Teatro Stabile di Catania, interpretata da Marta Allegra, Nanni Mascena, Sebastiano Sicurezza. Le musiche sono curate da Massimiliano Pace, le luci da Segolene Lecontellec, l’allestimento da Salvatore Pappalardo e i costumi da Cicci Auteri.

(Uno Studio) Sui Generis è una riflessione e variazione sul tema, alla luce delle nuove delibere governative che hanno visto anche il Comune di Catania farsi partecipe di un percorso di riconoscimento di opportunità estese ad una parte della popolazione che ha, nei secoli, subito gravi discriminazioni e ghettizzazioni. Ma lontano dal voler prendere una posizione, abbastanza ovvia, riguardo alla legittimità delle innovative posizioni legislative in materia, lo spettacolo intende stimolare una riflessione sulla realtà sociale siciliana attorno ai temi degli stereotipi, dei luoghi comuni, della cronaca locale, della vita quotidiana che si confronta concretamente con la diversità, sessuale e non solo. Per questa ragione, con linguaggi artistici contemporanei, viene proposta una drammaturgia composita, che utilizza testo, musica e gesto all’interno di un percorso metaforico tra regola e vita comune. Il materiale testuale si muove per salti associativi o per contrasti, dalle radici isolane poetiche delle Metamorfosi di Ovidio (Il mito di Ifi), alla cronaca giornalistica, dalla realtà della esperienza singola al delirio impersonale del web, con incursioni nelle materie scientifiche quali l’etologia e la psicoanalisi.

Sui Generis, già dal titolo latino suggerisce contemporaneamente due piani: quello del significato letterale – di genere suo proprio –  e quello dell’uso comune che ne indica l’atipicità, la stranezza. Così lo spettacolo, utilizzando contemporaneamente vari linguaggi, suggerirà punti di vista diversi, opposti, contraddittori, parossistici, come spesso accade realmente nell’animo umano quando si affrontano questioni ancora irrisolte. La mise en espace è volutamente essenziale, con gli attori che si muovono al centro della scena con il pubblico ai due lati, dunque con una prospettiva doppia, quella dell’azione scenica e quella dello specchio di se stessi. Il pubblico guarda contemporaneamente attori e spettatori, quelli della fila di fronte, rivedendo reazioni proprie, osservando anche altri punti di vista. Infatti il testo, scritto dall’autrice e regista Pamela Toscano, è una costruzione di punti di vista che si negano vicendevolmente in continuazione, alla ricerca di una verità che possa sostenere o contraddire l’opinione comune. Le musiche del maestro Massimiliano Pace interpretano questo percorso, con temi che si reiterano e, mentre vengono riproposti, mutano in un flusso di atmosfere emotive, che si evolve insieme alla storia, alle storie, senza trovare una soluzione.

«Dovremmo meravigliarci – sottolinea Pamela Toscano – di dovere ancora parlare di omofobia. Apparentemente è una questione risolta. Come apparente è la parità di genere, dei generi, che compongono gli strati della nostra società. Ma la questione non è risolta, perché non ha a che fare con processi logici e razionali che, estendendo diritti e doveri, liberano dalla discriminazione. La discriminazione è irrazionale, è sub-culturale, la discriminazione è anarchica. Mi viene da dire che è più simile al riflesso incondizionato, alla paura del buio, al dogma. La discriminazione, di qualunque tipo, mi sembra si muova più per canali simili a quelli della fede, della risposta che non risponde a nessuna domanda: Perché è così e basta. Perciò il testo cerca di evitare di fornire punti di vista politically correct, per quanto sia inevitabile che una posizione alla fine emerga, ma piuttosto dia eco a tante voci, da quelle più scientifiche ed autorevoli a quelle della cronaca, dalla gente comune al popolo del web, al fine di smontarle e sostenerle tutte, al fine di appoggiarle e ridicolizzarle tutte, al fine di lasciare emergere l’unica domanda possibile: Cosa ne pensi tu? Gli attori Marta Allegra, Nanni Mascena e Sebastiano Sicurezza si scambiano i ruoli, si rincorrono, si contorcono in questa ricerca della verità, della risposta giusta, della soluzione, parlano al pubblico, li guardano. Sono giovani, hanno lo sguardo aperto, un’energia guizzante e pronta, cambiano vestito e punto di vista con leggerezza, determinazione. E trasmettono la voglia di poter ancora cambiare angolazione, aggrappandosi all’aforisma del poeta Lowell: Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione».

Le rappresentazioni avranno inizio alle ore 21.

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