“EsotericArte”, all’insegna dell’Arte e dei suoi misteri

Mercoledì 12 aprile, al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, è andata in scena “EsotericArte” di e con Elio Crifò e l’eccellente presenza del prof. Vittorio Sgarbi.

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Con Vittorio Sgarbi ed Elio Crifò

Serata veramente speciale quella di mercoledì 12 aprile, al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, in cui si è concretizzata la possibilità di poter assistere ad una rappresentazione teatrale veramente singolare nel suo genere. In scena,  alle ore 21.00, “EsotericArte” di e con Elio Crifò e l’eccellente presenza del prof. Vittorio Sgarbi. Presentata dall’Associazione Culturale La Fenice, prodotta da Baldrini Produzioni che, proprio con tale opera, ha festeggiato trent’anni di carriera, “EsotericArte”, non a caso, si sottotitola con “I Misteri dell’arte italiana medievale”.

Con Vittorio Sgarbi
Con Vittorio Sgarbi

Si presenta come un docu-spettacolo in cui nella prima parte Elio Crifò, da solo in scena, con un solo leggìo ed alle spalle un enorme maxi schermo, per circa un’ora e mezza, dà vita ad una attenta e brillante performance analizzando alcune delle più grandi e rappresentative opere del medioevo, con un punto di vista diverso da quello classico, scolastico che ci viene di solito indottrinato e ne mette in risalto alcune caratteristiche collegando, con fine arguzia, tali opere a significati che hanno una loro fondata valenza dal punto di vista esoterico. Di questa interessante rilettura sono protagoniste la simbologia, la cabala, le contaminazioni massoniche e la numerologia. Nella seconda parte, di circa cinquanta minuti, è stato il prof. Sgarbi ad illustrarci alcune opere con particolare riguardo ad alcuni protagonisti dell’arte medioevale e rinascimentale.

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Con Elio Crifò e Vittorio Sgarbi

Assoluto padrone della scena, Elio Crifò inizia così dalla cosiddetta epoca buia del Medioevo, scorrendo le varie fasi artistiche e storiche che si sono succedute in Italia in quel periodo segnate dall’arte bizantina, romana, normanna, gotica. Sul maxischermo, catturando decisamente l’attenzione del pubblico, vengono proiettati monumenti ed opere simbolo quali cattedrali,  basiliche, monumenti funebri,  dipinti e affreschi di cui Crifò ci svela un singolare linguaggio occulto, per pochi ma non per tutti, in cui emerge un forte messaggio secondo il quale “Quello che vedi non è mai quello che è, soprattutto nell’arte”.

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Alta l’attenzione sull’uomo e sul suo pensiero, massima espressione dell’individuo nonché strumento di soluzione dei problemi della vita, così come non può mancare il riferimento al pensiero dei grandi filosofi, da Pitagora a Platone e, tra gli altri, il riferimento al pensiero di Gioacchino Da Fiore che si concretizza nell’espressione “Un umile servitù è più nobile di una libertà prostrata al potere”. Quindi la critica all’età moderna, il dramma di essere imbrigliati negli schemi del si e del no che condizionano e limitano le capacità espressive, la logica binaria dei nostri tempi con l’imposizione del pensiero dualistico e la conseguente semplificazione della realtà a una lettura tra il bianco e il nero che non tiene presente le sfumature di colore: tutto questo però, per fortuna, presenta una possibilità di superamento nell’arte che, pura espressione della libertà dell’umano pensiero, dice Crifò: “Non è efficiente, non è rapida e non è funzionale: esattamente come l’uomo”.

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Nel secondo tempo giunge il momento dell’entrata in scena di Vittorio Sgarbi.  Atteso da molti, con l’ausilio delle immagini proiettate sul maxischermo e con una autentica lectio magistralis ci ha fatto da eccellente guida in un excursus, attraverso un percorso nell’arte cristiana, che dalla storia dall’arte medievale giunge sino al Rinascimento, regalando momenti decisamente toccanti. “Credo che ci sia un messaggio che queste opere artistiche ci indicano” – dice il prof. Sgarbi alla fine – “e credo che sia un messaggio così vero e presente che possiamo confortarci, anche in tempi così difficili, di essere cristiani, di essere italiani ed anche di essere siciliani.”

Alla fine di questo evento dedicato all’Arte scroscianti e sentiti gli applausi del pubblico.

Abbiamo incontrato Elio Crifò poco prima dello spettacolo e gli abbiamo chiesto:

D- Come nasce il progetto di questo singolare spettacolo?

C – Mi hanno commissionato il testo, tramite la produzione di Baldrini, sulla storia, cioè sull’arte medievale e quindi bisogna andare sul medioevo, va beh! Titubante ho detto “fammelo studià”, perché non è un argomento che conosco e ok proviamoci.

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Con Elio Crifò

D- Il Simbolismo e l’Esoterismo vanno a braccetto insieme o sono aspetti differenti? E che relazione stabiliscono in questo spettacolo?

C – Quando ho cominciato con l’arte nel medioevo mi sono chiesto: da dove inizio? E così sono venute fuori cose che non sapevo per niente, sapevo vagamente qualche cosa, ma poi tu cominci a studiarti un’opera ed ad un certo punto capisci che tutto è simbolico, non solo è simbolico il racconto, la situazione, ma proprio ci trovi dei veri e propri simboli. I simboli che, piano piano,  capisci che sono un concentrato di idee e di contenuti e quei simboli, all’interno di un mosaico, di un affresco, di una scena di  qualunque tipo, cambiano, interagiscono col complesso di cui fanno parte  e dipende, quindi, in che contesto simbolico tu li vai ad incastrare perciò l’equazione si basa su queste due cose.

Da qui sorge la domanda: E come si fanno questi simboli? Dove li studio? E allora ho cominciato a chiamare alcune persone, fare ricerche, girare un po’ su internet, leggere dei libri e ho fatto una decodificazione di alcune cose semplici, basandomi poi alla fine su quello che dice l’alchimia, la massoneria.

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D- Un notevole studio allora?

C – Eh si, perché dovevo capire qual era il senso delle costruzioni, che cosa differenzia un edificio pubblico da un edificio sacro, quali meccanismi architettonici vanno utilizzati e allora scopri che c’erano le basiliche fatte col numero 3, le basiliche fatte col numero 5, col numero 7, col numero 8, ma perché i numeri contengono idee ed allora devi andarti a studiare Pitagora perché è stato quello che ha cominciato, con i pitagorici, a dare plusvalore filosofico ai numeri e quindi alle figure geometriche. Quindi ho affrontato il cuore di questi problemi, capendo pian piano che la cosa più importante, il file rouge, era  cominciare a capire che c’è un discorso esoterico nell’arte importantissimo, che non si limita solo all’arte figurativa ma che va anche all’arte musicale, dove emerge che Bach, ad esempio, è un grandissimo matematico, che tutto è collegato alla matematica. Pensa che ci sono spartiti scritti in modo enigmatico con delle soluzioni.

D – Che lei stesso ha verificato in queste ricerche?

C – Eh certo! Stasera spiegherò la successione di Fibonacci perché i Genesis hanno composto in un certo modo o i Dream Theater  hanno fatto il loro ottavo album che è un grande percorso iniziatico, sino ad arrivare a Dante che è un altro, diciamo, grande esoterista ecc. Si parlerà dei Deep Purple, c’è Bach, c’è Verdi, si parla di Federico II che è un grande imperatore magico. Però si entra pian piano, portando il discorso dal generale allo specifico.

D- Una cosa sua, di questa sera, che ci tiene a dire?

C – Quello che tengo a dire, cambiando completamente argomento, passando dalla collocazione politica ad un testo sull’arte e sull’esoterismo nell’arte, creando comunque una narrazione completamente diversa, vedo che c’è un risultato ancora maggiore perché in ogni caso ho avuto delle elaborazioni personali in quello che ho fatto.

D – Quindi è una specie di dono che fa al pubblico?

C – Si, ma anche a me stesso, perché per il fatto di capire che la religione che noi apprendiamo dalla Chiesa, insieme a tutte le altre confessioni cattoliche, è una roba da supermarket, anzi da discount della religione per la spiritualità. Invece le scienze esoteriche incominciano a farti fare delle domande e a darti delle risposte di una profondità che si legano infatti alla grande saggezza dell’oriente, e quindi a tutta la tua spiritualità che non la vedi in questa società materialistica, in cui è tutto causa/effetto, in cui è tutto basato su i soldi e che pensi che “più fai soldi e più sei felice”.

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D – Che non si contrappone alla religione ma la approfondisce?

C – No, assolutamente. La massoneria, per esempio, come corso propedeutico, prevede la conoscenza di tutte le religioni, ma questo lo spiega anche Pantaleone: ad Otranto c’è questo grande mosaico simbolico dove alla fine, siccome c’è tutto lì, da Platone alla Bibbia, da Alessandro Magno alla Regina di Saba, c’è tutto e tutti ed emerge alla fine che le religioni sono solo forme diverse della ricerca dello stesso Dio.

Mentre, a fine spettacolo siamo riusciti a chiedere al prof. Vittorio Sgarbi:

D – Ringraziandola per questi momenti che ci ha regalato questa sera, perche c’è veramente bisogno di questi spazi di pace e di riflessione in questa società così globalizzata… in questo contesto, quanto è importante il ruolo dell’Arte?

S – È un ruolo superiore a quello che si considera perché è un patrimonio così vasto. Io, l’altro giorno, ho quasi  litigato con un prete ad Enna perché mentre stava raccontando qualcosa ad un gruppo di fedeli, io sono entrato, perché volevo vedere le opere d’arte, e allora lui mi ha detto “Ma noi stiamo facendo una cosa seria..” – e allora io gli ho risposto – “Se non è serio vedere le opere d’arte…”.  Le opere d’arte sono fatte apposta perché, come dicevo alla fine di questo discorso, possono ispirare in chi le vede delle riflessioni sulla vita, sulla morte, sul destino degli uomini.  Quindi, prescindere da queste e vivere soltanto attraverso le immagini che la televisione proietta, limita ad una dimensione, come dire, materialistica e fenomenologica le riflessioni sul destino dell’uomo che possono portare poi a qualunque altra conclusione.

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D – E quindi c’è questo valore universale dell’Arte?

S – Certamente! Che dovrebbe essere molto più intenso.

D – Un valore assoluto quindi l’Arte, pur essendo un linguaggio che, a volte, in realtà è per pochi?

S – Dovrebbe essere invece per tutti ed è anche vero che quando è nato il linguaggio, gran parte della popolazione era analfabeta, eppure la cultura c’era. C’era un pubblico a cui arrivavano le vicende, i fatti narrati attraverso i dipinti, gli affreschi o i mosaici realizzati dagli artisti del tempo.

D – Rispetto allo studente Sgarbi, liceale e universitario, cosa ha arricchito nel tempo il critico d’arte Sgarbi? Quali aspetti dell’Arte l’hanno colpita sempre di più, maturando ed arricchendo questo suo bagaglio culturale e artistico?

S – Mah, diciamo che sono partito abbastanza tardi, a diciotto anni, prima avevo più una vocazione letteraria. Dopo di che ho cercato di vedere tutto quello che si poteva vedere e quindi per me è una serie di continue sorprese e scoperte che continuano sempre….

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